lunedì 7 gennaio 2013

" I cambiamenti non avverranno accendendo candele, dobbiamo cambiare noi stessi": è quanto dichiara il ragazzo della ragazza morta in seguito ad uno stupro di gruppo

 Dal Blog di Raimondo Bultrini:
http://bultrini.blogautore.repubblica.it/2013/01/06/i-passanti-di-delhi/?ref=NRCT-49980289-3 :

"I passanti di Delhi



 
Per 25 minuti abbiamo visto passare motorisho, veicoli, gente a piedi. Eravamo nudi nel freddo, ma nessuno ci ha dato qualcosa per coprirci, e quando dopo 45 minuti è arrivata la polizia, invece di aiutarci si sono messi a discutere quale fosse la stazione di competenza”.
Così ha raccontato alla Zee Tv il fidanzato della studentessa stuprata e uccisa, davanti ai suoi occhi, a bordo di un autobus urbano di New Delhi la notte del 16 dicembre.
Ora che è diventata con il suo sacrificio l’eroina di un intero Continente, il giovane ha ricostruito quelle sue ultime ore di indimenticabile orrore agiungendo dettagli sconcertanti di cio’ che è accaduto non solo durante, ma anche dopo l’aggressione e la violenza subita da cinque uomini e un minorenne. Picchiati con sbarre d’acciaio, denudati e gettati in strada senza niente addosso – ha rivelato il giovane – è seguito un tempo interminabile di ulteriore pena per la crudele e codarda indifferenza di passanti e automobilisti.
“Mentre eravamo a terra nudi e sanguinanti – ha detto – abbiamo visto molti veicoli rallentare e poi ripartire velocemente. La mia amica era gravemente ferita e io chiedevo aiuto, ma i passanti invece di offrire qualcosa per coprirci, ci fissavano, oppure domandavano che cosa ci fosse successo, ma nessuno ha fatto nulla. Poi quando è arrivata la polizia, gli agenti hanno perso mezz’ora a discutere quale fosse la giurisdizione competente. Infine uno di loro ha strappato dei fogli di carta per coprirci”.
Fatti salire su un furgone, “invece di trasportarci nel più vicino ospedale privato – ha detto – ci hanno accompagnato in quello pubblico molto più distante, il Safdarjung. Se a quell’ora di notte le strade non fossero state semideserte – ha ricordato – la mia amica sarebbe morta nel traffico”. E’ un dettaglio non secondario alla luce del fatto che la ragazza verrà trasportata in una costosa clinica di Singapore dopo molti giorni e ormai in condizioni disperate, a seguito delle grandi manifestazioni di piazza a Delhi e altre città. Secondo il giovane intervistato da Zee Tv, la decisione di trasferire la sua amica è stata presa quando le autorità “hanno pensato che la pressione (delle proteste) potesse diventare difficile da gestire. Ma se l’avessero portata subito in un buon ospedale ora sarebbe ancora viva.”
Il testimone ha aggiunto che la sua sfortunata compagna ha compiuto un enorme sforzo perché voleva raccontare ai giudici tutto quello che le era stato fatto, “dettagli di un crimine che non si possono nemmeno descrivere”, ha detto, al punto che la sua ragazza “voleva vedere i suoi aggressori bruciati vivi”.
Dopo aver spiegato di essere rimasto per ore nudo sul pavimento dell’ospedale mentre la fidanzata veniva curata, ha aggiunto che per quattro giorni la polizia lo ha tenuto senza assistenza in una stanza della loro stazione. Quando gli è stato permesso di visitare la sua ragazza, l’ha trovata sorridente e “diceva sempre alla sua famiglia di non preoccuparsi. Chiedeva anche quanto sarebbero costate le cure. Era attaccata alle sue radici come ogni altra persona”.
Sul comportamento delle forze dell’ordine non ha voluto fare commenti, ma a una domanda su cosa pensasse del possibile licenziamento del capo della polizia, ha risposto che “i responsabili dovrebbero dimettersi da soli, su basi morali”. Quanto alle numerose manifestazioni pubbliche seguite alla loro tragica disavventura, ha detto che “i cambiamenti non avverranno accendendo delle candele, dobbiamo cambiare anche noi stessi”.
Sottoposto a consulenze psicologiche per ridurre le conseguenze del trauma, il giovane compagno della vittima ha spiegato che non riuscirà “mai a dimenticare quella notte e cio’ che è successo dopo”. “Continuo a prendermela con me stesso – ha confessato – pensando a cio’ che avrei dovuto o non dovuto fare”.
PS – Al caso sollevato dall’intervista dello studente alla tv indiana Zee, vanno aggiunte le reazioni di sconcerto seguite ai commenti di due esponenti di gruppi  fondamentalisti dell’induismo.
Il Capo ministro del Madhya Pradesh, l’esponente del Bjp Kailash Vijayyargiya, ha detto che violenze come quella del 16 dicembre avvengono quando si “attraversa la linea Laxman Rekha”, riferendosi al segno di protezione oltrepassato dalla sposa di Rama quando fu rapita dal demone Ravana nell’epica del Ramayana. Significa fuori di metafora che se le donne non superano la soglia loro assegnata dalla società maschile indiana – a casa o altrove -  non corrono pericoli.
Secondo il leader della organizzazione RSS che raccoglie i gruppi ultrareligiosi hindu, Mohanrao Bhagwat, violenze sessuali come quella ai danni della studentessa di Delhi non avvenivano nell’india tradizionale (il Bharat) e ne sono immuni i villaggi rurali, perché non sono ancora caduti sotto “l’influenza della cultura occidentale”. Fatto decisamente smentito dalle statistiche, vista l’alta percentuale di violenze all’interno delle stesse famiglie contadine."

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