lunedì 26 novembre 2012

La condanna sociale degli intoccabili ...


http://www.tmnews.it/web/sezioni/video/20121120_video_13030862.shtml :

India, (TMNews) - Un lavoro che da secoli è per tradizione affidato agli intoccabili, gli ultimi della scala sociale nell'India delle caste: pulire a mano i bagni dei villaggi, dove non ci sono scarichi nè fogne. Kela ogni mattina fa tappa in decine di case."La mia famiglia svolge questo lavoro da generazioni, mi sono sposata in questo villaggio quando avevo 15 anni, e da allora lavoro qui" racconta. La professione, svolta da circa 500mila persone nel Paese, soprattutto donne, è bandita dalla legge da circa 20 anni, esattamente come le caste: ma in India le tradizioni e i pregiudizi si rivelano molto spesso più forti del governo, come spiega questo attivista di Sulabh International."Socialmente, in tutto il Paese, gli intoccabili esistono e queste donne devono ancora affrontare difficoltà sociali. Chi pulisce i bagni non può mischiarsi con gli altri, nessuno mangerebbe con loro. Una situazione che per la legge non esiste, ma nella pratica sì". L'associazione organizza corsi di cucina e cucito per insegnare alle donne a guadagnarsi da vivere in modo più dignitoso."Da quando sono arrivata con i miei figli, abbiamo cominciato a sognare in grande. Vogliono fare qualcosa di meglio, e continuano a ripetermi che troveremo un lavoro migliore" dice Usha. Sogni che si infrangono contro una dura realtà: anche se il Parlamento pensa di inasprire le sanzioni per chi incentiva la professione, in un Paese privo di un vero sistema fognario gli intoccabili rischiano di rimanervi incatenati a vita.(immagini Afp)

lunedì 12 novembre 2012

La festa delle luci


In India e non solo, si festeggia Diwali, la "Festività delle Luci".
La festività delle luci detta "diwali" o "deepawali " è un'altra festa molto popolare e forse quella più conosciuta, cade tra il mese di Ottobre e quello di Novembre e dura cinque giorni. 
Diwali celebra la vittoria della luce sull' oscurità, del bene sul male, della conoscenza sull' ignoranza; il suo nome, dipawali o diwali, che significa fila di lanterne,  di luci, allude alla luce come simbolo del bene e della sua vittoria sulle forze del male, simboleggiate dalle tenebre.  Nella notte si accendono  migliaia di lucerne, che si dispongono in lunghe file sulle terrazze, sui davanzali e davanti alle soglie delle case o si affidano alla corrente dei fiumi.
 Ci sono diverse leggende legate al Diwali, differenti nelle diverse parti dell' India.  La più popolare leggenda legata alla festa è quella che racconta il ritorno di Rama ad Ayodhya dopo 14 anni di esilio in una foresta, dopo aver sconfitto il demone Ravana. Il popolo della città al ritorno del re accese file (avali) di lampade (dipa) in suo onore.
Per molti indiani questa festività onora Lakshmi, la dea della prosperità,  della luce e anche della fortuna e della fertilità. Le lampade vengono accese per permettere a Lakshmi di trovare la strada per entrare nelle case; si lasciano le finestre aperte per permetterle di entrare.
Diwali non è soltanto una festa induista;  per i jaina Diwali segna l'ottenimento della liberazione da parte di Mahavira. I sikh celebrano la liberazione e il ritorno del sesto Guru, Guru Govinda.  Per indù,  jaina, sikh,  Diwali  è la celebrazione della vita e l'occasione per rinsaldare i legami con familiari ed amici. 
In questo periodo si indossano vestiti nuovi, si scambiano doni (per lo più dolci e frutti secchi), si preparano pietanze tipiche,  si decorano gli edifici con luci fantasiose e anche una grande esibizione di fuochi d'artificio celebra il Diwali. I pavimenti vengono ornati con disegni decorativi e il soggetto più popolare è il fiore di loto. 
Questa festa , che dura cinque giorni, è festa ufficiale non solo in India ma anche in Nepal,  Sri Lanka e in altri paesi. 
Questa data segna anche l'inizio del nuovo anno finanziario indiano.  La maggiorparte degli uomini d'affare indiani iniziano il loro anno finanziario il primo giorno dei cinque giorni del Diwali e venerano Lakshmi affinchè porti prosperità e benessere. 
In questi giorni di Diwali tutti sono gentili e gioiosi e si abbracciano in segno di amicizia.  L'atmosfera è cosi intensa da cambiare,  anche solo per qualche giorno, il cuore delle persone e avvicinarli gli uni agli altri ... un pò come il nostro Natale, sperando che in entrambi i casi tutto ciò non resti relegato a pochi giorni di festa ma si protagga per tutto l'anno.

SHUBH DIWALI ( BUON DIWALI)


venerdì 9 novembre 2012

Antica Roma e India

Vi segnalo questo interessante articolo sulle anologie tra l'antica Roma e l'India che rientra all'interno di uno studio ancora in corso sull'erdità indoeuropea le cui origini e vie devono essere chiarite:

http://sanscritonline.blogspot.it/

mercoledì 20 giugno 2012


Le sorprendenti affinità tra la Roma antica e l'India

Recentemente, un amico aveva 'postato' delle osservazioni a proposito della dieta dei legionari romani, sostenendo, oltre al fatto che era essenzialmente vegetariana, che non mangiavano carne bovina per la sacralità del bue. E un sito di argomento archeologico effettivamente conferma questo dato. Comunque, ciò mi ha riportato alla mente alcune affinità che avevo notato tra Roma antica e India, tra cui l'uso di un velo rosso per il matrimonio. Andando a guardare il rito nuziale romano, ho scoperto che il matrimonio più ritualizzato e arcaico era la confarreatio, riservata ai patrizi, e infine soltanto ai Flamines, quei sommi sacerdoti che Dumézil aveva confrontato (anche etimologicamente) con i Brahmani indiani. Ebbene, nella confarreatio (vedi anche questo saggio), oltre al flammeum, velo rosso fuoco (o arancio), che ritroviamo nel matrimonio indiano (vedi foto sopra), lo sposo e la sposa compivano insieme tre giri intorno all'altare verso destra, tanto che questo rito era chiamato dexteratio. Ora, in India questo rito si chiama pradakṣiṇa, termine che mostra la stessa radice indoeuropea (*daks-/deks-), e che significa appunto girare procedendo verso destra. Oggi (vedi qui) si compiono quattro giri intorno al fuoco sacro che funge da luogo delle offerte nel rito vedico, di cui tre guidati dallo sposo e uno dalla sposa. D'altronde, ancora nella Grecia contemporanea si compiono tre giri dell'altare della Chiesa durante il matrimonio (benché in senso antiorario, rito condiviso dai russi ortodossi), così come si usa ancora un velo color fuoco (vedi questa pagina, e secondo il saggio già menzionato, come c'era da aspettarsi, il velo rosso era usato anche nel matrimonio della Grecia antica). Tornando a Roma, momento clou della cerimonia era la dexterarum iunctio (che appare qui sotto), ed anche nella cerimonia indiana l'unione o 'afferrarsi' delle mani destre (paṇi-grahaṇa) è un momento cruciale del rito. Altra analogia, il nome confarreatio allude alla condivisione di una focaccia di farro in onore di Iuppiter Farreus da parte degli sposi, ed anche nel rituale indiano un momento è quello dello scambio di un boccone di cibo dai resti delle offerte (anna-prāśana).
Ora, se molti di questi rituali possono sembrare abbastanza scontati (ma bisognerebbe trovare un altro parallelo che li presenti tutti) quello della dexteratio appare veramente significativo, perché l'uso di girare tre volte in senso orario intorno a un oggetto o una persona sacri è qualcosa di pervasivo in India, è un gesto fondamentale, presente sia nell'Induismo sia nel Buddhismo. A questo proposito, occorre citare un altro contesto antropologico, quello funerario: in una voce molto interessante di un'enciclopedia di religione ed etica di James Hastings, intitolata 'circumambulation', troviamo che nella Tebaide di Stazio, VI.215-224, durante i riti funebri in onore del figlio di Licurgo, i guerrieri girano prima tre volte verso sinistra (sinistro orbe... ter curvos egere sinus), poi, a un ordine dell'augure, tornano girando verso destra (dextri gyro... hac redeunt). Ora, un rito analogo era prescritto nello Śatapatha Brāhmaṇa (II.6.1.15), in occasione delle offerte agli antenati defunti: l'officiante compie prima tre giri verso sinistra (apasalavi), quindi tre verso destra (prasalavi), a simboleggiare il movimento verso il mondo degli antenati e il ritorno a questo mondo.
D'altronde, anche la circumambulatio urbis dei Luperci era una corsa attorno a Roma in senso antiorario, e ancora oggi a Roma si compiono circoambulazioni nel rito cattolico della Pasqua (si veda qui), ed anche in India si usava circoambulare la città in certi contesti.
Abbiamo detto che il matrimonio per confarreatio si ridusse essenzialmente ai flamines, e in particolare il Flamen dialis, sommo sacerdote di Giove, doveva nascere da un matrimonio celebrato per confarreatio (come anche il Rex sacrorum e le Vestali). Ora, il termine flāmen è stato paragonato (a partire almeno da Dumézil) a quello di brahman o brāhmaṇa da un proto-indoeuropeo *bhlagh-mēn, così come il sacerdozio detto flāmonium è stato paragonato al brāhmaṇyam da *bhlāgmonyom. Ma a parte queste dubbie ipotesi linguistiche, ci sono dei suggestivi paralleli tra le due figure, come nota Bernard Sergent in Les Indo-Européens, p.376: il flamen dialis non può giurare, il brahmano non può essere chiamato a testimone, il rapporto con l'ambito militare è proibito per entrambi, i testi menzionano nei due casi divieti concernenti il cavallo, il cane, l'uso dell'olio; sono loro proibiti l'avvicinarsi al rogo funebre, la consumazione di bevande fermentate e di carne non cucinata. Non potevano stare nudi, e ciò si estende alla sposa, la flāminicā e la brāhmaṇī, che gioca un ruolo essenziale di collaboratrice in tutta l'attività cultuale dello sposo. Si può essere flamen dialis o brahmano da giovane, e ciò esclude dalla potestà paterna. Il colore del loro costume e di diversi simboli è il bianco, che secondo Dumézil è il colore specifico della prima funzione in numerosi testi.
D'altronde, il suffisso -men, che ritroviamo anche in numen 'potere divino' o lumen 'luce' o carmen 'poesia, incantesimo', è parallelo a quello indiano -man, che oltre che in brahman si trova anche ad esempio in śarman 'rifugio', varman 'armatura', karman 'azione', manman 'pensiero, preghiera'.  
Ancora, vorrei segnalare la somiglianza tra latino e antico indiano di alcuni termini fondamentali, come ignis, 'fuoco', aind. agnis, lat. vox 'voce, parola', aind. vāk 'linguaggio, voce, parola', lat. vīta, aind. jīvitam 'vita', lat. deus, aind. devas 'dio', lat. mens, aind. manas 'mente', lat. medius 'medio' aind. madhyas, lat. iuvenis, aind. yuvan 'giovane', lat. iugum, aind. yugam 'giogo', lat. dōnum, aind. dānam 'dono', lat. domus, aind. damas 'casa', lat. concha, aind. śaṅkha 'conchiglia', lat. vertit, aind. vartate, 'volge, gira'...
Come si può vedere dalle terminazioni di molti termini, il latino condivide con il sanscrito la finale -s per i nomi maschili (quando la parola è isolata in sanscrito è aspirata), e la -m per i neutri, che ritroviamo anche nell'accusativo in entrambe le lingue. In latino arcaico (e in falisco) abbiamo una desinenza singolarmente simile all'antico indiano: il genitivo in -osio, che si trova nel Lapis Satricanus (Popliosio Valesiosio), e corrisponde all'aind. -asya. Rispetto ad altre lingue indoeuropee, risalta anche che il pronome riflessivo suus è perfettamente corrispondente al sanscrito sva-.
E ci sono anche dei nomi propri in latino che potrebbero spiegarsi con termini o nomi indiani: Marius fa pensare all'aind. maryas 'giovane uomo', Gaius al nome proprio Gaya, Remus al celebre nome Rāma... Infine, notevoli anche i paralleli sanscriti dei nomi delle divinità: Iuppiter, Iovis è certamente affine a Dyaus Pitar-, il Padre Cielo (greco Zeus); Iūno è collegata alla radice della giovinezza (yūnī è 'la giovane, forte, sana' in aind.); Venus corrisponde all'aind. vanas- 'amabilità, desiderio'; Minerva è fatto derivare da menes-va- confrontabile coll'aind. manasvat- 'pieno di spirito'. Neptūnus è stato accostato da Dumézil ad apāṃ napāt, il 'discendente delle acque', divinità presente anche nell'Avesta. Iānus, dio dei 'passaggi', degli inizi e delle transizioni, corrisponde al termine antico indiano yāna- 'che conduce, viaggio, veicolo'.       
Da tutto ciò non vorrei concludere che i Latini avessero un rapporto particolarmente diretto con gli Indiani, storicamente arduo da sostenere, ma possiamo dire che hanno preservato in modo particolarmente fedele, per certi aspetti, l'eredita 'indoeuropea', le cui origini e vie devono essere chiarite... 




martedì 6 novembre 2012

percorso nella musica indiana

Per gli appassionati o per coloro che intendono approfondire la natura della musica indiana,  segnalo questo programma che andrà in onda ogni martedi del mese,  a partire dal 6 novembre,  alle 16:30 sul primo canale e alle 21 sul quinto di radio vaticana.  Il programma si intitola " Il fascino dell' India dai Raga a Bollywood " ed è presentato da Cristiana Munzi che si avvale della collaborazione di Francesca Cassio,  cantante ed esperta di musica indiana : http://it.radiovaticana.va/mus/Articolo.asp?c=632659 .


Dal 6 novembre (tutti i martedì del mese alle 16.30 sul primo canale e alle 21 sul quinto) Cristiana Munzi presenta il suo percorso nella musica indiana. Il nostro Viaggio in India partirà dall'analisi e dall'ascolto dei 'raga', espressione musicale tipica, sin dai tempi più antichi, di gran parte della musica indiana , sino ad arrivare alla musica di Bollywood e alla musica di questo grande Paese importata e rielaborata in occidente nei nostri giorni. La trasmissione oltre a suggerirci molti ascolti suggestivi e rari, ci permetterà di comprendere e conoscere il linguaggio del tutto particolare, le forme principali e alcuni degli strumenti più importanti della musica indiana, in particolare quella del nord dell'India, in un viaggio storico, culturale e infine anche spirituale. Cristiana Munzi, conduttrice e ideatrice del programma, si avvarrà dell'aiuto e della voce preziosa di una delle maggiori cantanti ed esperte di musica indiana italiane: Francesca Cassio, che ci racconterà il suo soggiorno in India e i suoi studi con un maestro di canto dei più 
 prestigiosi e antichi lignaggi.
Nella foto Cristiana Munzi 



Nella puntata di questa sera,  la prima della serie,  la presentatrice ci ha inoltrati in questo percorso musicale,  nella musica indiana,  partendo dalla musica classica e quindi dalla definizione di raga.
Gli indiani  hanno una ricca tradizione musicale classica,  caratterizzata da un sistema compositivo costruito su forme melodiche particolari,  i raga. I raga sono variamenti classificati e associati a specifici momenti della giornata e a particolari stati d'animo. Un aspetto fondamentale del Raga è il Rasa che possiamo tradurre come stato d'animo.  La musica accompagna la ciclicità del tempo,  ad esempio la sera hai suoi stati d'animo ed esistono quindi raga specifici per la sera o per altro tempo del giorno o dell' anno.  La musica è un' occasione di cotemplazione. Si ritiene, ad esempio, che l'ascolto dei raga del mattino abbia l'effetto di migliorare gradualmente l'umore. Quindi,  come vediamo,  un altro aspetto fondamentale del raga è quello di Tala,  cioè ritmo. Nell'esecuzione di un raga, dopo la fase iniziale di improvvisazione priva di un preciso schema ritmico, entra in gioco il tala, termine che indica una struttura ritmica ciclica suddivisa in un certo numero di unità di base,  dunque, cicli ritmici,  costituiti da uno strumento o voce solista , da uno strumento di accompagnamento e tamburo.
Vi invito ad approfondire questo viaggio nella musica indiana e ad ascoltare gli autori di qesta musica. Buon ascolto. 



domenica 4 novembre 2012

Donne in India


Quest'articolo è tratto dalla pagina on line del quotidiano la stampa :  http://www.lastampa.it/2012/11/02/esteri/india-cellulari-vietati-alle-ragazze-lo-facciamo-per-il-loro-bene-TlBs9HfdNDs62BLTmlpKaI/pagina.html
 

India, cellulari vietati alle ragazze
“Lo facciamo per il loro bene”


Una ragazza indiana con il cellulare a Jammu

02/11/2012
La decisione è stata presa in un piccolo comune del Rajastan
“L’eccessiva reperibilità delle più giovani crea problemi in famiglia”
new delhi
L’India non è solo Bollywood o il Paese in cui ci sono più cellulari che toilette, come ha recentemente ricordato uno studio governativo. Un villaggio dello stato nord occidentale del Rajasthan ha vietato alle ragazze di possedere un cellulare per evitare che abbiano contatti con rappresentanti dell’altro sesso. Lo scrive oggi The Times of India. La decisione, destinata a sollevare molte polemiche, è stata presa all’unanimità dal consiglio comunale di Bhandarez, nel distretto di Dausa, dopo una fuga di amore di due fidanzati.

«Siamo molto preoccupati dall’uso dei telefonini che può essere dannoso soprattutto per la gioventù» ha detto al giornale il leader della comunità Durga Lal secondo il quale «le ragazze che hanno il cellulare sono facilmente reperibili e questa libertà può creare qualche problema per la loro famiglia». I rappresentanti della comunità hanno precisato che se qualcuno vuole dare il cellulare alla propria figlia è libero di farlo, ma che la decisione «unanime» delle autorità comunali è di segno contrario: «Crediamo di averla formulato nel bene delle ragazze della nostra comunità e siamo certi che anche i loro genitori saranno d’accordo con noi», ha detto Durga Lal, il portavoce del comune di Bhandarez.

A fine ottobre una ragazza appartenente a una casta superiore era scappata con un coetaneo di cui si era innamorata gettando nella vergogna l’intero villaggio. I due non sono più tornati dalle loro famiglie. Di recente, alcuni capi villaggio sono stati al centro di infuocate controversie per essersi schierati a favore del matrimonio delle minorenni perché le mette al riparo dal rischio di disonorare la famiglia.

Donne in India

In questa sezione pubblicherò articoli di cronaca , riflessioni , approfondimenti , relativi al ruolo della donne in India , alla loro condizione e al loro cammino verso una maggiore libertà , dignità .

Quest' articolo che leggerete è tratto dal quotidiano online "BLITZ" : http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/india-16-anni-stuprata-filmata-video-padre-1383527/.


dalit india

India, ragazza “dalit” stuprata da 8 ricchi e filmata. Il padre vede il video e si uccide 

02/11/2012
INDIA – Una ragazza stuprata da 8 persone, la violenza filmata, il video che gira nella piccola comunità locale. Finché lo vede il padre, che chiede giustizia, ma lui è solo un “povero” e nessuno gli dà retta. E lui si uccide. La vicenda avvenuta in un piccolo villaggio nello stato di Haryana, nel nord dell’India, sta contribuendo a mettere in questione l’omertà tipica della mentalità feudale e maschilista radicata in certe regioni dell’India.
Come nell’antica Roma, dove Lucrezia si uccise con un pugnale per essere stata “disonorata” da Tarquinio il Superbo, ancora oggi in diverse società, il disonore dello stupro ricade in primo luogo sulla vittima della violenza piuttosto che sul criminale. Nella società indiana, sono decine, centinaia gli stupri che ogni anno non vengono denunciati per paura delle conseguenze sociali. Chi sposerà una ragazza disonorata? Che ne sarà dell’onore della famiglia se il villaggio viene a sapere della violenza? Il caso della ragazza di Haryana che ha denunciato alla polizia i suoi assalitori è per questo eccezionale.
Alla metà di settembre 2012, un gruppo di uomini ubriachi ha preso la ragazza con la forza, l’ha portata con la macchina in un luogo isolato per stuprarla. Otto uomini hanno abusato di lei per circa tre ore mentre la scena veniva filmata con un cellulare. La ragazza aveva 16 anni.
Per dieci giorni, la giovane vittima è sprofondata nel silenzio, incapace di denunciare la propria tragedia a causa delle minacce di morte ricevute come pure dei codici ancestrali di una società repressiva. Poi, un evento tragico ha cambiato tutto, nella vita della famiglia e nella determinazione della ragazza. Il video girato dagli stupratori ha fatto il giro del villaggio, passando di cellulare in cellulare tra gli uomini, come un barbaro trofeo. Il padre della vittima è così venuto a conoscenza della violenza perpetrata sulla figlia. Sconvolto, non ha resistito al dolore e alla vergogna e si è tolto la vita.
Di fronte al sacrificio del padre, la ragazza decide raccontare tutto alla polizia perché sia fatta giustizia. Da allora, gli otto presunti colpevoli sono incarcerati ed attendono il giudizio. La maggior parte di questi provengono dalla casta superiore, quella che possiede le terre e che domina il villaggio, mentre lei, la vittima, è una «dalit», quella che una volta si chiamava un’intoccabile. Anche per questo, la storia della ragazza ha assunto un significato simbolico nel contesto dell’India attuale, dove tradizioni arcaiche, a volte violente, coesistono con forme di modernizzazione sociale.
Una parte della società civile, nei media e in certi settori della popolazione, ha inscenato una protesta per l’odioso crimine e la polizia ha, per adesso, compiuto il proprio dovere. Ma le reazioni nel complesso hanno mostrato come la cultura dell’omertà e la struttura feudale e maschilista della società siano in India, e particolarmente in Haryana, particolarmente forti. Commentando la vicenda, un porta-parola del Congress Party, attualmente al potere, avrebbe sostenuto che il 90% degli stupri cominciano con un rapporto consensuale. Una persona in vista del villaggio ha detto che i desideri sessuali dell’adolescente sarebbe stati la ragione della violenza. Il capo del villaggio, Sube Singh, ha sostenuto in tv che «se le ragazze si sposassero già a sedici anni, soddisferebbero i propri bisogni sessuali con il marito. In questo modo, non ci sarebbero più stupri».

venerdì 2 novembre 2012

Deepa Mehta and Midnight's Children

Oggi,  2 Novembre ,esce in alcune sale americane il nuovo film di Deepa Mehta,  tratto dall'acclamato romanzo di Salman Rushdie "Midnight's Children". 
Qui di seguito potrete leggere un messaggio personale della regista che, in occasione delle prime proiezioni del film a Toronto,  Vancouver e Halifax,  invita ad essere in tanti a queste prime proiezioni perchè ciò è fondamentale per la vita di un film;  film che parla della ricerca dell' identità , della famiglia e del trionfo della speranza.

 Deepa Mehta  è una regista di origine indiana,  nata ad Amritsar,  India,  nel 1950 e trasferitasi  in Canada dall' età di 23 anni. E' meglio conosciuta per la trilogia degli elementi,  composta dai film : Fire  ( 1996 ) , Earth (1998) , Water (2005).
Il primo della trilogia Fire,  è ambientato nell' India contemporanea ed è centrato sulla condizione della donna in India e sull'intenso legame affettivo e sessuale che lega due donne in un paese poco tollerante con l'omosessualità come l'India.  Earth è ambientato a Lahore nel periodo che precede e durante i giorni della partizione dell 'India (1947) che finirà per dividere anche un gruppo di amici di diverse fedi.  Water,  l'ultimo della trilogia,  è ambientato negli anni trenta e si focalizza sulle difficili vite  di un gruppo di vedove che vivono in un ashram. 

giovedì 1 novembre 2012

mind and life


Vi segnalo quest' articolo  del New York Daily News molto interessante.



Buddhist monk is the world's happiest man

Tibetan monk and molecular geneticist Matthieu Ricard is the happiest man in the world according to researchers at the University of Wisconsin. The 66-year-old’s brain produces a level of gamma waves - those linked to consciousness, attention, learning and memory - never before reported in neuroscience.


As he grins serenely and his burgundy robes billow in the fresh Himalayan wind, it is not difficult to see why scientists declared Matthieu Ricard the happiest man they had ever tested.

The monk, molecular geneticist and confidant of the Dalai Lama, is passionately setting out why meditation can alter the brain and improve people's happiness in the same way that lifting weights puts on muscle.

"It's a wonderful area of research because it shows that meditation is not just blissing out under a mango tree but it completely changes your brain and therefore changes what you are," the Frenchman told AFP.

Ricard, a globe-trotting polymath who left everything behind to become a Tibetan Buddhist in a Himalayan hermitage, says anyone can be happy if they only train their brain.

Neuroscientist Richard Davidson wired up Ricard's skull with 256 sensors at the University of Wisconsin four years ago as part of research on hundreds of advanced practitioners of meditation.

The scans showed that when meditating on compassion, Ricard's brain produces a level of gamma waves -- those linked to consciousness, attention, learning and memory -- "never reported before in the neuroscience literature", Davidson said.

The scans also showed excessive activity in his brain's left prefrontal cortex compared to its right counterpart, giving him an abnormally large capacity for happiness and a reduced propensity towards negativity, researchers believe.

Research into the phenomenon, known as "neuroplasticity," is in its infancy and Ricard has been at the forefront of ground-breaking experiments along with other leading scientists across the world.

"We have been looking for 12 years at the effect of short and long-term mind-training through meditation on attention, on compassion, on emotional balance," he said.

"We've found remarkable results with long-term practitioners who did 50,000 rounds of meditation, but also with three weeks of 20 minutes a day, which of course is more applicable to our modern times."

The 66-year-old, accompanying other senior Tibetan monks at a festival in the remote Nepalese Himalayan region of Upper Dolpa, has become a globally respected Buddhist and is one of the religion's leading western scholars.

But he has not always been on the path to enlightenment.

Ricard grew up among the Paris intellectual elite as the son of celebrated French libertarian philosopher Jean-Francois Revel and abstract watercolor painter Yahne Le Toumelin.

"All these people used to come around, most of Paris intellectual life. We had all the French painters and I was myself interested in classical music so I met a lot of musicians," he said.

"At lunch we'd have three Nobel Prize winners eating with us. It was fantastic... Some of them were wonderful but some could be difficult."

By the time he got his PhD in cell genetics from the Institut Pasteur in Paris in 1972 he had become disillusioned with the dinner party debates and had already begun to journey to Darjeeling in India during his holidays.

Eschewing intimate relationships and a career, he moved to India to study Buddhism and emerged 26 years later as something of celebrity thanks to "The Monk And The Philosopher," a dialogue on the meaning of life he wrote with his father.

"That was the end of my quiet time because it was a bestseller. Suddenly I was projected into the western world. Then I did more dialogues with scientists and the whole thing started to spin off out of control.

"I got really involved in science research and the science of meditation."

A prominent monk in Kathmandu's Shechen Monastery, Ricard divides his year between isolated meditation, scientific research and accompanying the Dalai Lama as his adviser on trips to French-speaking countries and science conferences.

He addressed the World Economic Forum in Davos at the height of the financial crisis in 2009 to tell gathered heads of state and business leaders it was time to give up greed in favor of "enlightened altruism."

His other works include "Happiness: A Guide to Developing Life's Most Important Skill" and several collections of photographs of the landscape, people and spiritual masters of the Himalayas.

Ricard donates all proceeds of his books to 110 humanitarian projects which have built schools for 21,000 children and provide healthcare for 100,000 patients a year.

He was awarded the French National Order of Merit for his work in preserving Himalayan culture but it is his work on the science of happiness which perhaps defines him best.

Ricard sees living a good life, and showing compassion, not as a religious edict revealed from on high, but as a practical route to happiness.

"Try sincerely to check, to investigate," he said. "That's what Buddhism has been trying to unravel -- the mechanism of happiness and suffering. It is a science of the mind."

Read more: http://india.nydailynews.com/newsarticle/7b470adb0a9b6c32e19e16a08df13f3d/buddhist-monk-is-the-worlds-happiest-man#ixzz2B0BgpG12
This article was distributed through the NewsCred Smartwire. Original article © Agence France Presse 2012