Vi segnalo questo articolo pubblicato da www.guidaindia.com, per chi volesse approfondire la conoscenza del cinema indiano. Qui di seguito ho pubblicato solo la prima parte dell' articolo; potete cliccare sul link sotto e leggere la parti successive. :)
http://www.guidaindia.com/index.php?option=com_content&view=article&id=2709:100-film-per-100-anni&catid=53:bollywood&Itemid=61 :
Per celebrare il Centenario del Cinema indiano, IbnLive ha stilato un elenco dei Magnifici Cento che
ignora le classiche cronologie e che pur escludendo alcune opere
certamente meritevoli di menzione, a cambio offre una panoramica di film
emblematici prodotti da tutte le industrie cinematografiche locali. Per
chi volesse avvicinarsi al cinema indiano nel suo insieme, eccolo: in
versione commentata con links ai filmati.
NB:
nonostante lunghe ricerche, non mi é stato possibile reperire in chiaro
video di tutti i 100 film elencati. Per alcune opere pur pubblicate
integralmente online, ho invece peferito io scegliere solo brevi clip musicali o spezzoni significativi in loro rappresentanza. In tutti i casi, quando disponibili, ho scelto versioni sottotitolate in Inglese.
Cinema Hindi
Naya Daur (1957): diretto da BR Chopra e
interpretato da Dilip Kumar, Vyjayanthimala, Ajit e Jeevan, mostrò come
l'industrializzazione dell'India post-indipendenza stesse cominciando a
influire sulla società rurale indiana, mutamento rappresentato
dall'avvento dell'elettricità nella segheria locale e di quello del
trasporto su autobus a discapito dei tradizionali tongawallahs del
villaggio, i conducenti di carretti a cavallo, proponendo
un'alternativa visione socio-umanistica tanto contro gli eccessi della
modernizzazione quanto contro gli abusi del feudalesimo tradizionale.
Deewar (1975): Yash Chopra orchestrò
il conflitto tra due fratelli totalmente opposti, Vijay (Amitabh
Bachchan) e Ravi (Shashi Kapoor), la relazione di entrambi con la madre e
l'opposizione di Vijay al sistema così sapientemente da
provocare con questo film un dibattito a livello nazionale su Onestà e
Corruzione. La quasi assenza di canzoni, il protagonismo dell'anti-eroe,
lo scarso spazio dato al romanticismo e il finale per nulla felice, non
sembravano essere le premesse ideali per il successo, che invece arrivò
subito, fu enorme e fece del film un'icona permanente, grazie anche
alla brillante sceneggiatura firmata dal duo Salim-Javed, considerata
ancora oggi una delle migliori della storia del cinema indiano.
Gol Maal (1979): Hrishikesh Mukherjee amava
mostrare i paradossi della classe media indiana attraverso la
leggerezza e l'umorismo e questa commedia di baffi, passioni sportive
negate, tradizionalismi vari, scambi di persona e identità fittizie ne è
la perfetta dimostrazione. Tre i personaggi principali - i fratelli gemelli Ram
e Lucky Prasad e il signor Bhawani Shankar - ma due gli attori che li
interpretano, gli strepitosi Amol Palekar e Utpal Dutt. Un enorme
successo di pubblico per un'acuta parodia di uno dei più classici
espedienti del cinema indiano, divenuta nel frattempo a sua volta un
classico.
Ankur (1974): diretto da Shyam Benegal, il film diede un notevole impulso al cosiddetto Cinema Parallelo, grazie
alla totale novità rappresentata dall'immagine del protagonista,
interpretato da Anant Nag, mostrato con tutti i suoi limiti e fragilità
umane, in una vicenda familiare ispirata a una storia vera, ambientata
in un paese nei pressi della Hyderabad degli Anni 50; una storia di
relazioni modellate dallo scontro tra nuove aspirazioni borghesi e
vecchi valori tradizionali e dallo squilibrio tra caste e classi, ma
narrate dal punto di vista intimista e psicologico dei personaggi, più
che da quello socio-politico e culturale. Tre National Awards, di cui
uno per la splendida debuttante Shabana Azmi, e oltre una quarantina di
riconoscimenti internazionali.
Ek Duuje Ke Liye (1981): K Balachander diresse
la star meridionale Kamal Haasan (Vasu) in quello che fu per entrambi
il primo film in Hindi e in cui debuttò Rati Agnihotri (Sapna). Il film
drammatico, remake di un altro in Telugu sempre da lui diretto nel
1978, si ispira all'immortale tragedia di Romeo e Giulietta, e ancora
oggi può offrire al pubblico indiano qualche spunto di riflessione,
perchè il sogno d'amore tra un ragazzo tamil e una ragazza punjabi
conosciutisi a Goa viene osteggiato in tutti i modi dalle rispettive
famiglie a causa delle grandi differenze culturali e linguistiche che li
separano e nonostante gli sforzi che i due tenacemente compiono per
superarle. A cambio riceveranno lei uno stupro e lui un pestaggio,
finendo per morire insieme lanciandosi da una rupe.
Mr India (1987): Shekhar Kapur diresse in seguito opere acclamate internazionalmente quali Bandit Queen o Elizabeth, ma Mr India fu il suo unico film realmente bollywoodiano. Una sorta di masala-pastiche colmo
di citazioni di film locali e hollywoodiani, a metà tra James Bond e
L'uomo Invisibile, interpretato da Anil Kapoor, Amrish Puri - nel ruolo
del cattivo Mogambo, come già era stato perfido gran sacerdote nell'ugualmente citato Indiana Jones e Il Tempio Maledetto - ma soprattutto dalla meravigliosa Sridevi, che ruba grandemente la scena al protagonista: Miss India sarebbe stato forse un titolo più appropriato per il film, si disse all'epoca, con qualche ragione.
Padosan (1968):
le premesse di questa commedia caricaturale erano note, giacché dal
racconto di Arun Chowdhury erano stati tratti precedentemente altri
film; ma ciò che rese speciale questa versione diretta da Jyoti Swaroop furono
le interpretazioni straordinariamente efficaci offerte da Kishore
Kumar, Sunil Dutt, Saira Banu etc. e soprattutto dal grande caratterista
Mehmood, che qui veste i panni del maestro di musica meridionale; le
sue entrate in scena vengono regolarmente accompagnate da appropriata
colonna sonora, che nel suo insieme è composta da numerose canzoni
prodotte dall'indiscussa arte di R.D. Burman e rimaste poi lungamente
popolari.
Parinda (1989):
Kishen (Jackie Shroff) lavora per Anna (Nana Patekar), spietato boss
della mala mumbaita, per mantenere il fratello minore Karan ( Anil
Kapoor) tenendolo all'oscuro delle sue losche attività, fino a che Karan
le scopre in circostanze drammatiche, decidendo dunque di unirsi
anch'egli alla gang al solo scopo di distruggerla dal suo interno;
finirà tragicamente dopo essere stato smascherato, ma alla fine sarà
vendicato dal fratello maggiore. Questa la trama base del film diretto
da Vidhu Vinod Chopra, che seppe ritrarre l'ambiente
criminale in maniera talmente efficace, oltre a dirigere Nana Patekar in
un'interpretazione particolarmente intensa, da fare di Parinda uno dei
migliori film sulla mafia di Mumbai mai prodotti.
Mera Naam Joker (1970): dicono che Raj Kapoor non
si fosse mai ripreso dal flop commerciale che quest'opera, diventata
poi di culto, aveva rappresentato all'epoca della sua uscita. Il regista
e il suo autore, K A Abbas, avevano voluto mostrare attraverso le
immagini quanta pazienza e coraggio fossero necessari per riuscire a far
ridere il pubblico. Mukesh e Shankar-Jaikishan composero per questo
film alcune memorabili melodie, che per anni sono rimaste nel cuore del
pubblico indiano.
Satya (1998): primo film della Gangster Trilogy diretta da Ram Gopal Varma e completata poi dai sequel Company, del 2002 e D,
del 2005, narra l'ascesa a padrino mafioso di un uomo, Satya, (J. D.
Chakravarthy) dal misterioso passato, in principio semplicemente
emigrato a Mumbai in cerca di lavoro e finito ingiustamente in carcere.
Pur avendo a disposizione un budget relativamente esiguo, Varma riuscì a
creare un grande film e a fondare un genere specifico, il Mumbai Noir,
tratteggiando anche grazie alla brillante sceneggiatura di Anurag
Kashyap un mondo nel quale violenti sociopatici vivono in definitiva una
vita ben più miserabile di quella della povera gente su cui
spadroneggiano. Sei Filmfare Awards, un'altra decina di premi sparsi e
una colonna sonora di grande successo.
Awaara (1951): Raj Kapoor aveva solo 26 anni quando diresse, produsse e interpretò questo film chaplinesco ma ricco
di riferimenti prettamente indiani, che lo consacrò come star della
cinematografia internazionale. Centrato sul divario esistente nella
società tra ricchi e poveri e sui pregiudizi dei primi verso i secondi,
il film lo vide per la prima volta recitare accanto a Nargis,
inaugurando allora la lunga serie di opere poi interpretate dalla coppia
romantica, e con suo padre Prithviraj Kapoor nel ruolo del padre del
protagonista. I brani tratti dalla colonna sonora, firmata dal duo
Shankar-Jaikishan, sono divenuti dei classici, e la sequenza del sogno del protagonista,
ambientato tra fantasmagoriche scenografie, demoni e creature
angelicate, è una delle più celebri della storia del cinema indiano.
Garam Hava (1973)
basato su di un breve racconto inedito di Ismat Chugtai e adattato per
gli schermi da Kaifi Azmi, il toccante film diretto da MS Sathyu e
interpretato nel suo ultimo ruolo da Balraj Sahni, narra la storia di
una famiglia nativa di Agra durante i tempi che seguirono alla Partition e
la difficile situazione sperimentata da quei musulmani che decisero di
non lasciare l'India in favore del neonato Pakistan, dei loro legami
familiari e relazionali spezzati e del senso di perdita e di isolamento
che ne derivò. Prodotto con un budget ridottissimo, il film offre scorci
magnifici di esterni e interni della città vecchia e delle località dei
dintorni. Pietra miliare del Cinema Parallelo, il film fu la
proposta indiana agli Oscar dell'anno 1974, ottenne una nomination alla
Palma d'Oro di Cannes dello stesso anno, vincendo poi in patria tre
Filmfare Awards nel 1975.
Mughal-e-Azam (1960):
La storia d'amore tra la danzatrice Anarkali e Salim, che sarà
imperatore moghul col nome di Jahangir, fu portata sugli schermi in
questo ennesimo remake di una notissima leggenda romantica da una coppia
che nella vita vera non potè mai coronare il suo sogno, Dilip Kumar e
Madhubala. La più che evidente complicità che univa i due protagonisti,
la grandiosità delle scenografie, le magistrali interpretazioni di
Prithviraj Kapoor e Durga Khote - nelle vesti dell'imperatore Akbar e di
sua moglie Jhodabai - fanno di questo film, diretto da K Asif e magnificamente musicato da Naushad, un'immortale saga romantica e un classico del cinema indiano.
Guide (1965): tratto dall'omonima novella di R.K. Narayan, questo film di Vijay Anand ruppe
diversi schemi e norme, compresi quelle che riguardavano le tipiche
eroine dei film Hindi; non si ricorda un altro film nel quale una moglie
(Waheeda Rehman) danzatrice frustrata e disprezzata dal marito (Kishore
Sahu), dopo vari tentativi di suicidio lo lasci per andare a vivere con
un altro, l'accompagnatore turistico interpretato da Dev Anand, la cui
madre, indignata dalla presenza in casa della devadasi, finisca per abbandonare lei la casa di famiglia. La magnificenza di Udaipur, l'incantevole Waheeda Rahman, finalmente realizzatasi come star della danza sulle
note della colonna sonora firmata da R.D. Burman, aggiunsero fascino a
questo film che vinse sette Filmfare Awards ed ebbe l'onore di
rappresentare l'India agli Oscar 1966.
Kabuliwala (1961): questo racconto di Tagore era già considerato un classico quando venne portato sugli schermi da Hemen Gupta, ma
fu l'interpretazione di Balraj Sahni e della piccola Sonu a rendere
ancor più commovente la storia di un mercante di frutta secca, un tenero
padre vedovo giunto a Calcutta dall'Afghanistan, che si affeziona a
Mini, bimba sveglia e creativa di una coppia della classe media locale e
che tanto gli ricorda l'adorata figlia Amina lasciata a Kabul. Sarà
proprio grazie al generoso e intelligente padre di Mini, molti anni e
molte disavventure dopo, che l'uomo di Kabul riuscirà un giorno a
tornare a casa per riabbracciarla.
Maqbool (2003): Jahangir Khan, chiamato con rispetto Abbaji (Pankaj
Kapoor) è il boss di una gang mafiosa, Nimmi (Tabu) è la sua giovane
amante, e Maqbool (Irfan Khan), uno dei suoi uomini che aspira a
soppiantarlo al vertice; un'oscura e appassionata storia di lussuria,
amore, potere e vendetta ambientata nella Mumbai contemporanea.
L'adattazione cinematografica e indianizzata dello shakespeariano
Macbeth, diretta e sceneggiata da Vishal Bhardwaj con
l'apporto della fotografia di Hemant Chaturvedi, fu interpretata da un
poderoso cast nel quale ogni attore sfiorò la perfezione, e venne
ulteriormente impreziosita da un'eccellente colonna sonora, composta
dallo stesso Vishal Bhardwaj con i testi del poeta Gulzar. Eppure il
film non ottenne un particolare successo commerciale, forse anche a
causa della scarsa familiarità del pubblico medio con la tragedia
originale a cui si ispirava.
Pyaasa (1957):
tra le vicende più romantiche del cinema hindi di tutti i tempi, il
film racconta la drammatica storia di un poeta e di una prostituta,
entrambi in cerca d'amore e di riconoscimento in un mondo governato da
superficialità, avidità e calcolo. Diretto e interpretato da Guru Dutt con
Waheeda Rehman, fu considerato a posteriori un'opera premonitrice della
tragica fine del regista, morto suicida nel 1964, sebbene il
personaggio del protagonista Vijay fosse stato ispirato in realtà
piuttosto a quello del poeta Sahir Ludhianvi, autore dei testi dei brani
musicali composti da S. D. Burman per la colonna sonora, fondamentale
componente di questo film dotato anche di eccellente fotografia, ad
opera di V.K. Murthy.
Sholay (1975): la risposta indiana agli Spaghetti Western fu questo Curry-Western di Ramesh Sippy,
una produzione che offre di tutto - azione, amore, dramma, commedia - e
tutto così sapientemente dosato da farne ancora oggi il film hindi di rappresentanza per
eccellenza, interpretato da un cast stellare - capitanato da Amitabh
Bachchan, Hema Malini, Dharmendra e Jaya Bahaduri - che seppe rendere
iconici anche i ruoli minori grazie all'eccellente sceneggiatura e
soprattutto ad alcuni memorabili dialoghi divenuti citazioni
proverbiali, frutto ancora una volta del talento del duo Salim-Javed,
così come è ancora R.D. Burman che ne firma la popolarissima colonna
sonora. Snobbato dalla critica e partito al botteghino come un sonoro
fiasco, dopo qualche settimana Sholay si tramutò in quello che doveva
essere il più grande successo commerciale degli Anni 70 e uno dei
maggiori di tutti i tempi del cinema indiano, fino a venir nominato nel
1999 Film del Millennio dalla BBC India.
Anand (1971): scritto e diretto da Hrishikesh Mukherjee con
pochi soldi e poco tempo, ma impreziosito dai dialoghi del poeta Gulzar
e sostenuto dall'interpretazione a tratti particolarmente convincente
di un ancora sconosciuto Amitabh Bachchan e del già più che celebre
Rajesh Khanna, il film narra con delicatezza una commovente vicenda di
amore per la vita, morte e amicizia - si dice ispirata a quella reale
tra l'autore e Raj Kapoor - che doveva diventare uno dei film più amati
dal pubblico indiano. National Film Award per il miglior film del 1971 e
altri sei Filmfare Awards l'anno seguente.
Lagaan (2001): l'India del Raj britannico secondo Ashutosh Gowakriker,
prodotta e interpretata da Aamir Khan, celebrò allo stesso tempo
l'orgoglio nazionale e la passione per il Cricket, col sottofondo di una
delle colonne sonore di maggior successo del decennio firmata da A.R.
Rahman, ottenendo immediatamente il plauso entusiasta di critica e
pubblico; sette National Film Awards, nove Filmfare Awards, 10 IIFA
Awards e una nomination agli Oscar 2002 per questo kolossal, che nel 2011 il magazine Time inserì tra i 25 migliori film a tema sportivo di tutti i tempi.
Do Bigha Zamin (1953): una delle migliori opere di Bimal Roy,
nella quale il regista aggiunse le tematiche socio-politiche che gli
erano care al tratto neorealista già applicato al melodramma hindi,
marcando una linea che verrà seguita da altre produzioni degli Anni 50.
Il film esplora le vite dei contadini soffocati dai debiti e risucchiati
da un circolo vizioso di emigrazione e miseria, senza offrire facili
soluzioni al pubblico e puntando più sull'incisività della fotografia,
sulle riprese della Kolkata dell'epoca e sulla grande interpretazione di
Balraj Sahni, che sui classici espedienti del cinema hindi. Modesto
successo commerciale, ricevette il premio al Miglior Film alla prima
edizione tanto dei Filmfare Awards quanto dei National Film Awards,
entrambi inaugurati nel 1954, oltre a ricevere il Prix International al VII Festival di Cannes.
Paar (1984): la povertà e lo sfruttamento nel Bihar rurale sono al centro di questa importante opera del Cinema Parallelo diretta da Goutam Ghose e
interpretata da Shabana Azmi, Naseeruddin Shah e Om Puri. Una vicenda
di ingiustizie e ribellione, di fuga, di lotta per la sopravvivenza e di
speranza, in quella che è considerata una delle più straordinarie
performance offerte dai protagonisti al cinema indiano per un film duro e
drammatico, caratterizzato dagli scarni dialoghi, dalle figure spesso
riprese in controluce e dalla potente semplicità con la quale trasmette
le ragioni degli umili.
Dilwale Dulhaniya Le Jayenge (1995): col suo debutto alla regia, Aditya Chopra diede
un ulteriore impulso alla commedia romantica bollywoodiana già
fortemente rivisitata da suo padre, Yash Chopra, qui produttore
dell'opera del figliolo. La storia d'amore di Raj (Shah Rukh Khan) e
Simran (Kajol), sbocciata tra Londra, la Svizzera e il Punjab, risuonò
subito nei cuori della gioventù indiana degli Anni 90, ma anche in
quelli di non pochi tra i loro genitori, rendendo DDLJ sin dalla sua
uscita un film di culto. L'evoluzione di Raj, da buffo cascamorto
seriale a determinato aspirante marito, l'atteggiamento rilassato
riguardo ad argomenti generalmente ritenuti scabrosi pur nel rispetto
delle tradizioni, l'indianità transnazionale dei protagonisti,
il felice assortimento della coppia Kajol e SRK, per la prima volta
impegnato nel ruolo dell'eroe romantico, e la colonna sonora - la più
venduta dell'anno - furono gli ingredienti di un successo enorme e
permanente. Dieci Filmfare Awards e un posto tra i primi cinque successi
commerciali di tutti i tempi del cinema indiano.
Jaane Bhi Do Yaaron (1983): commedia nera diretta da Kundan Shah,
ricca di citazioni e di riferimenti al mondo del cinema, centrata
sull'eterna commistione tra politica e affari, acutizzata in India dal
clima di incertezza dei primi Anni 80, di cui il film intero è grottesco
riflesso. Due fotografi disoccupati (Naseeruddin Shah e Ravi Baswani)
vengono incaricati di smascherare con uno scoop i traffici tra
palazzinari e amministratori corrotti sui quale sta indagando una
rivista di attualità. Nella speranza di vincere anche un concorso
fotografico, tra le molte foto scattate i due riprendono casualmente un
assassinio, che risulterà essere strettamente connesso proprio con
l'inchiesta della rivista. La coincidenza da il via a una serie di
disavventure farsesche che finiranno per ritorcersi regolarmente contro i
protagonisti. Ricevuto tiepidamente in principio, il film è poi
diventato un'opera di culto e un manifesto di quel decennio.
Kaagaz Ke Phool (1959):
un altro disastro al botteghino diventato a partire dagli Anni 80 film
di culto, il cui fiasco commerciale si disse avesse dato il colpo finale
al già traballante equilibrio psichico dell'autore, produttore e
protagonista Guru Dutt, che tuttavia prima di togliersi
la vita recitò in altri due film pur senza firmarne la regia. La
suggestione è dovuta in buona parte ad alcune analogie tra la storia
personale di Dutt e quella narrata nel film, una vicenda di solitudine e
amarezza tra un regista in declino e l'attrice debuttante scritturata
per l'ultimo film dell'uomo, impersonata da Waheeda Rehman, proprio
l'attrice di cui Dutt pare si fosse innamorato mentre il suo matrimonio
andava in pezzi, richiamando così ulteriormente la trama del film. Tutti
elementi che contribuirono a rendere a posteriori quest'opera girata
per la prima volta in India in CinemaScope, musicata da S.D.Burman e
dotata della consueta superba fotografia di V.K. Murthy, un classico del
cinema indiano in Bianco e Nero.
Mother India (1957): ispirandosi a un suo stesso film degli Anni 40, Aurat, il cui soggetto era stato a sua volta ispirato dai libri dell'americana Pearl S. Buck, il regista Mehboob Khan narrò
in questo remake la battaglia di una madre esemplare per crescere i
suoi figli da sola nell'India rurale, a dispetto di un avido strozzino,
che ne insidia la virtù, e di uno dei suoi stessi figli, che insidia
invece quella della figlia dello strozzino, oltre a trasformarsi in un
bandito che minaccia il villaggio intero. Il film incarnò la nuova epica
nazionale rappresentata dalla dea Madre India, figura allegorica creata
dai movimenti nazionalisti dell'XIX secolo e condensata nella figura
della protagonista Radha - ottimamente interpretata da Nargis,
affiancata da Sunil Dutt e Rajendra Kumar - ma insolentita da un'opera
dell'autrice americana xenofoba Katherine Mayo, che nel 1927 aveva violentemente attaccato nel suo bestseller Mother India la
cultura, il popolo indiano e le aspirazioni indipendentiste dell'epoca,
causando un'ondata di indignazione nel Paese. La produzione del film
godette di un enorme budget e pari successo di pubblico. Prima proposta
indiana della storia agli Oscar, ottenne una nomination perdendo però la
statuetta per un solo voto a favore de Le Notti di Cabiria, di Federico Fellini.
Munnabhai MBBS (2003):
una delle rare commedie ad aver ottenuto immediatamente tanto il plauso
della critica impegnata quanto quello del pubblico alla buona; un film
di Rajkumar Hirani, nel quale il protagonista, Sanjay
Dutt, diede ottima prova di comicità e presenza scenica. Un boss della
mala dotato di senso di giustizia e moderazione, creduto medico di
successo dagli integerrimi genitori, finisce per essere costretto dagli
eventi a iscriversi davvero a Medicina. Una favola in cui l'uso dello
slang di Mumbai da parte dei compari di Munnabhai, tra i quali spicca
Circuit (Arshad Warsi), l'accoppiata Sunil e Sanjay Dutt, padre e figlio
nella vita come nel film, la verve comica, l'empatia verso i sofferenti
del protagonista e l'happy ending costituirono gli ingredienti
dell'ottimo successo dell'opera, premiata con quattro Filmfare Awards e
un National Film Award per il film più popolare dell'anno.
Sahib Bibi Aur Ghulam (1962): formalmente diretto dal suo sceneggiatore, Abrar Alvi, ma secondo i più opera di Guru Dutt in persona, che pure lo interpreta e produce, questo film tratto dalla novella Bengali, di Bimal Mitra, narra la decadenza della struttura feudale indiana attraverso la caduta degli Zamindar,
l'aristocrazia terriera d'origine moghul, e contemporaneamente
l'affermarsi per mezzo dell'istruzione della borghesia, con la figura
dell'impiegato poi divenuto architetto che ricorda in flashback la
vicenda ambientata nella Calcutta coloniale. L'interpretazione di Meena
Kumari, moglie trascurata di uno degli zamindar e che tra i molti vani e
fatali tentativi di risvegliare l'interesse del marito fa amicizia col
giovane impiegato (Guru Dutt) fino a farne il suo confidente, è
considerata uno degli apici del cinema indiano. Il film ebbe un grande
successo di critica e pubblico, fu la proposta indiana dell'anno agli
Oscar, ottenne una nomination all'Orso d'Oro a Berlino e vinse quattro
Filmfare Awards.
Pakeezah (1972): Kamal Amrohi impiegò
14 anni per completare le riprese di questo film drammatico - in tutti i
sensi - sulla vita di una cortigiana ambientato al principio del XX
secolo, a causa del continuo mutare della sua relazione con la
protagonista, sua moglie Meena Kumari, dalla quale nel frattempo aveva
divorziato due volte, e per sposare la quale aveva già lasciato la prima
legittima consorte al principio degli Anni 50. Quando Meena Kumari
venne finalmente convinta a terminare il film, la dipendenza dall'alcol
ne aveva però ormai fatalmente minata la salute, costringendola a
recitare quasi sempre in posizione statica e dovendo impiegare una
controfigura per le scene di danza. Nonostante le multiple complicazioni
affrontate dal film, il risultato finale risultò particolarmente
raffinato, colmo di dettagli suggestivi e di poesia. Eppure fu un flop:
ma a causa della morte dell'attrice, avvenuta a soli 40 anni due mesi
dopo l'uscita del film, Pakeezah si tramutò improvvisamente in oggetto
di grande interesse popolare e poi col tempo in un immortale classico
del cinema indiano.
Black Friday (2004): basandosi sull'omonimo libro-inchiesta del 2002 di S.Hussain Zaidi, Anurag Kashyap ricostruì la cospirazione che portò ai tragici eventi di Mumbai del Marzo 1993 - i cosiddetti Mumbai Blasts,
quando 12 ordigni devastarono simultaneamente la città per ordine dei
boss mafiosi Dawood Ibrahim e Tiger Memon, secondo sentenza, causando
257 morti e circa un migliaio di feriti - e le indagini che seguirono
immediatamente dopo gli attentati. Ma a causa della potenziale
esplosività del soggetto trattato e della concomitanza dei processi a
carico di alcuni accusati menzionati nel film, la sua uscita venne
bloccata in India per oltre due anni. Quando poi uscì, nel 2007, il film
diventò uno dei maggiori successi dell'anno, oltre a fornire
ispirazione per diverse celebri opere seguenti.
Do Aankhen Barah Haath (1957): i film di V. Shantaram erano
già noti per fare gruppo a sè e questo non fu da meno: ispirato a una
storia vera accaduta in Maharashtra, la vicenda di un secondino
illuminato e progressista, interpretato dallo stesso regista, che prende
in custodia in una fattoria sperimentale sei condannati a morte per
dimostrare la possibilità del recupero per tutti, riuscendo nel suo
intento e diventando per gli ex criminali una figura paterna di
riferimento, è commovente e sempre attuale. Due National Awards, Orso
d'argento a Berlino e una nomination ai Golden Globe.
Masoom (1983): oltre ad offrire notevoli interpretazioni, la forza di questo film frutto della maturità artistica di Shekhar Kapur risiede
nella trama. Esplorando con sensibilità il tema del perdono attraverso
le emozioni dei protagonisti, narra la storia di una moglie e madre
(Shabana Azmi) e del difficile percorso che la porta ad accogliere un
figlio che il marito (Naseeruddin Shah) ha avuto con un'altra donna.
Cinque Filmfare Awards, tre dei quali relativi alla colonna sonora
firmata da R.D. Burman coi testi di Gulzar, che scrisse anche la
sceneggiatura del film e i suoi dialoghi.
Hazaaron Khwaishen Aisi (2003): L'opera più celebre di Sudhir Mishra ha
come sfondo gli Anni 70 dell'Emergenza e le turbolenze politiche
dell'epoca. Tre giovani di diversa provenienza culturale e regionale,
interpretati da Kay Kay Menon, Chitrangada Singh e Shiney
Ahuja, divenuti amici durante gli studi universitari ormai conclusi a
Delhi e le cui aspirazioni sentimentali, politiche e sociali porteranno a
continuare a incrociarsi negli anni seguenti. Affresco di una
generazione che fu inquieta e idealista ad ogni latitudine del pianeta,
il film non ebbe grande successo commerciale, ma fu acclamato dalla
critica e presentato in una dozzina di festival internazionali.
Raja Harishchandra (1913):
come non menzionare proprio il primo lungometraggio della storia del
cinema indiano, la cui prima proiezione a Bombay il 3 Maggio 1913 segna
la data del centenario?
Salaam Bombay! (1988):
ladri, spacciatori, prostitute, tossicomani... il film narra la vita
quotidiana dei bambini di strada di Mumbai. Diretto da Mira Nair,
il film fu interpretato da molti ragazzini provenienti direttamente da
quel contesto e che vennero istruiti prima delle riprese in un workshop
di recitazione appositamente allestito in quello che era allora il
quartiere a luci rosse della metropoli. A seguito del successo della produzione, la regista istituì una fondazione dedicata
alla riabilitazione di quei bambini, organizzazione non solo ancora
esistente, ma cresciuta e presente oggi anche a Delhi e Bubhaneshwar.
Proposta indiana agli Oscar del 1989, tra l'anno di uscita e il 1990 il
film vinse numerosi premi in patria e all'estero, tra i quali spiccano
due importanti riconoscimenti a Cannes e altrettanti ai National Film
Awards. Secondo la rete, Shafiq Syed, premiato protagonista dodicenne
dell'opera, è oggi un conducente di rickshaw a Bangalore.
Zanjeer (1973):
un film-icona, all'interno del quale risiede l'Icona stessa del cinema
hindi, Amitabh Bachchan, nell'interpretazione del Giovane Rabbioso che
fece definitivamente di lui una SuperStar mentre esprimeva la
frustrazione dell'uomo comune di fronte alla corruzione e conduceva la
sua lotta contro i mali e le ingiustizie del mondo. Diretto da Prakash Mehra, il film tocca anche alcuni temi sociali, quali la disoccupazione o la criminalità dei colletti bianchi,
ma è il personaggio di Vijay, il nome che poi spesso assumerà Bachchan
per questo genere di produzione, a essere diventato figura emblematica
della cultura popolare e totalmente identificata col suo interprete,
grazie anche ad alcuni dialoghi divenuti proverbiali firmati dal duo
Salim-Javed, ai quali si deve anche la sceneggiatura e il soggetto del
film.
Saaransh (1984): scritto e diretto da Mahesh Bhatt,
narra la storia di un'anziana coppia distrutta dalla perdita del loro
unico figlio, ucciso da rapinatori a New York, e che cerca di
sopravvivere alla tragedia tra le frustrazioni aggiuntive causate
dall'ottusità della burocrazia. Sarà l'imprevista e osteggiata
gravidanza di una giovane attrice, fidanzata col rampollo di un politico
corrotto, a cui la coppia affitta la stanza che era stata del figlio a
restituire loro una ragione per continuare a lottare e vivere. Il film è
ricordato soprattutto per la magistrale interpretazione del debuttante
Anupam Kher, all'epoca 28enne, nei panni dell'anziano dignitoso
protagonista della vicenda. Proposta indiana agli Oscar di quell'anno,
il film vinse tre Filmfare Awards.
Bhuvan Shome (1969): tratto da un racconto di Banaphool, il film di Mrinal Sen è
l'assai originale narrazione della trasformazione di un rigido
funzionario bengalese delle Ferrovie, vedovo cinquantenne abitudinario e
saccente, in una figura molto più rilassata e aperta verso il mondo.
Affascinato dalla caccia ma per nulla avvezzo alla natura
selvaggia, l'uomo si reca in Gujarat per una vacanza, durante la quale
l'incontro ravvicinato con l'India rurale e soprattutto con la giovane
Gouri cambierà radicalmente la sua percezione della vita e del mondo.
Interpretato da Utpal Dutt e Suhasini Mulay, con la voce narrante del
debuttante Amitabh Bachchan al suo primo impegno cinematografico,
punteggiata da divertenti animazioni naif, l'opera è considerata
fondativa del Cinema Parallelo e fu premiata quell'anno coi tre principali National Film Awards.
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